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Giovedì 21 marzo 2019 – h. 18.00
Inaugurazione mostra di pittura

LA RONDE

di Giovanni Cozzani

A cura di 
Giovanni Andrea Semerano

L'ultimo quadro dipinto da Giovanni Cozzani è una giostra, e non poteva che suggerire il titolo alla personale che dal 21 marzo al 30 aprile 2019, segna la primavera della piccola Camera Verde: La Ronde. Le opere del Maestro Cozzani, sono come sempre dense di pittura, strati di olio sopra altri strati a configurare colori e forme. Il quadro come un'incredibile avventura dell'animo, della memoria, di un vissuto che lega e impasta ed esplode nella tela. Cozzani come pochi, oggi, è dedito alla pittura ad olio, scardinandone i segreti, mantenendo sempre una freschezza e uno sguardo pulito, quasi da bambino. La pittura è la sua vita, ed ha sempre vissuto di pittura. Cinquant'anni di professione che Cozzani si guadagna sul campo, migliaia i suoi quadri, dagli omaggi ai pittori amati: da Sisley a Van Gogh..., fino ai paesaggi, i ritratti, le serie su Parigi e Roma, le stazioni, il mare... Cozzani crea un piacere, il suo piacere di fare la pittura e quadro dopo quadro, attraversa gli anni settanta, gli anni ottanta... e oggi, continua, dal suo studio, situato all'ombra della Piramide, a guardare la luce, il cielo, e a vivere di quei gesti che compiono quel tempo caro a quelle storie che Cozzani racconta sulle sue tele.

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Giovanni Cozzani nasce a Chiavari nel 1943. Si trasferisce a Roma nel 1969, dove subito comincia a frequentare  via Margutta degli anni settanta, stabilendo con Novella Parigini un rapporto di stima e amicizia che lo porta a essere presente in diverse esposizioni. Nel 1984 vince il Premio Montecitorio consegnatogli da Nilde Iotti. Compie diversi viaggi ad Arlès e a Parigi, dove s’insedia per alcuni anni. Dal 1999 espone a Roma, presso La Camera Verde. Alcune sue personali: Il Don Chisciotte di Giovanni Cozzani, Parigi, L’Atalante –Omaggio a Jean Vigo, Omaggio a Vincent, fino alla mostra del 2017 Il mare di Giovanni Cozzani hanno dato vita a diverse pubblicazioni. Ha esposto nelle collettive: Falce e martello, Omaggio a Barrault. A Tropea partecipa alla Rassegna Watt Film nel 2012, e  a Tuscania presso l’Associazione Culturale Piane di Bronzo nelle collettive d’arte del 2010, 2011 e 2014

 

La mostra si può visitare tutti i giorni tranne i lunedì, dalle ore 17.00 alle ore 21.00, dal 21 marzo al 30 aprile 2019.
La mattina per appuntamento.

Sabato 23 marzo 2019 – h. 18.30

HAPPY BIRTHDAY AND LONG LIVE LAWRENCE-LORENZO!

OMAGGIO AI 100 ANNI DI FERLINGHETTI

 

Reading a cura di

Marco Palladini

 

Partecipano:
Laura Cingolani, Davide Cortese, Anna Laura Longo, Desirée Massaroni, Gianluca Mei, Sacha Piersanti,
Simone Sammarone, Marco Solari, Alessandra Vanzi

 

Con un video-ritratto di Stefano Gabrini

 

Domenica 24 marzo il decano della Beat Generation, Lawrence Ferlinghetti, compie un secolo di vita. Cento primavere sono passate da quando venne al mondo nel 1919, giusto dopo la fine della prima guerra mondiale, a New York, figlio di un padre, Carlo Ferlinghetti, che era un bresciano emigrato in America a 22 anni (nel 1894) e deceduto sei mesi prima della nascita del figlio. Il suo libro in versi A Coney Island of the Mind (1958) è sempre stato uno dei punti fermi, apicali della produzione dei poeti Beat. Anche se lui che si era trasferito in California, a San Francisco, dove aveva aperto nel 1953 la libreria e casa editrice City Lights, tuttora ben viva ed operante, era diventato noto negli Usa, suo malgrado, quando aveva editato nel 1956 il poema Urlo di Allen Ginsberg ed era finito in galera per pubblicazione di scritti osceni. Dopo oltre 60 anni da allora, Ferlinghetti viene a compiere il suo splendente secolo di vita in una America, quella di Trump, nuovamente pervasa da umori reazionari, regressivi, neo-razzisti, anti-libertari, esattamente come quella filo-maccartista e perbenista degli anni Cinquanta. Corsi e ricorsi per questa secolare quercia poetica che è stata realmente “una delle migliori intelligenze artistiche” e una figura cardine dell’America anti- sistema, pregna di umori anarchici, fortemente insufflati dal pacifismo e dal buddhismo, e che non ha mai celato le influenze che hanno avuto su di lui la filosofia trascendentalista-naturalista di Henry David Thoreau e la vibrante poesia romantico-libertaria e visionaria di Walt Whitman.
 

Sabato 30 marzo 2019 – h. 20.30

RAYUELA



di

Marco Colonna
e
Matias Guerra


Obiettivo del progetto è di mettere insieme diversi meccanismi di percezione e comprensione, usando il suono e il video per mescolare elementi linguistici sperimentali con altri più sedimentati, in sessioni che vogliono mettere in discussione i limiti e i confini di una sperimentazione canonicizzata -  ad esempio di un set improvvisato - tentando di presentare le distinte ricerche dei due musicisti, così come e dove sono ora, in una danza tra coflitto e coesione.

Marco Colonna - Clarinetti
Matias Guerra - Chitarra elettrica e video

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Centro Culturale
LA CAMERA VERDE
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