Note, frammenti di testo, inquadrature, abbozzi di storie, ipotesi per sequenze da fare, piccole memorie e dialoghi invisibili a ridosso del programma della Camera Verde in 8 movimenti brevi, un prologo e un epilogo.

A cura di gians


PROLOGO. Giovedì ore 18:00
Noi in fuga dietro la morte, spenti, unti, disuniti: beviamo ancora, beviamo di tutto.

In perenne fuga dietro la morte. Ingurgitiamo iconcine , bustine, figurine d’aria che fanno i mi piace. Lunghe sorsate di noi. Immagini continue, inesorabili, ogni momento bevuto, ribevuto, atti di una realtà in fuga dietro la morte. L’inquadratura è la stessa per tutti, per tutti è la medesima bevuta.

- Bevete, bevete, continuate a bere! (da una registrazione di repertorio, la voce è di Gian Maria Volonté).

È latte trasparente, il dito porta la sostanza all’occhio, non serve tagliarlo è vuoto dentro e vede senza memoria.

- E dove vai così di corsa, al cinema?

- Mi vuoi fare la morale? È per questo che mi hai aspettato? Dimmi, rispondi! (Fausto Moretti)

- Sono i morti che seppelliscono i morti.

La battaglia è ovunque, l’umana maledizione di fare i massacri. Una barbarie dopo l’altra. 49 chilometri quadrati bombardati, non c’è uscita. La sottile striscia non si può più abitare; questo mondo anche, nemmeno in una stanza.

Andiamo tutti all’Eremo di Zafer! “a vedere chi è rimasto a fare la spia!” Chi ha ucciso Don Gaetano? Cosa resta di quell’epidemia e di quelle vaccinazioni?

Salò o le 120 giornate di Sodomaè del 1975, TodoModoè del 1976, l’avvenire del cinema italiano resta misero e a dir poco misterioso per così tanta e operosa semina del nulla. Il dollaro che il sistema cinema italiano getta nella sputacchiera è disarmante, come chi lo raccoglie. Chiacchiere da bar, quando Rio Lobo era alla Magliana. Triple Witching Day , un’iperbole che incrocia la Stanza il 16 dicembre!

1. “Le Pont Mirabeau” di Guillame Apollinaire. Una sequenza da fare.

Morire per un tempo disordinato, disordinato da persone che parlano, parlano, bevono, bevono. Voci mute su strumenti sofisticati e costosi, costruiti per accumulare trasparenze, per registrare un tempo trappola, una trappola per la vita e la morte. La velocità toglie qualsiasi dubbio al pensiero, lo rende inesistente.

Ma perché viviamo così?– (Quintetdi Altman, da rivedere per sistemare meglio la fine). Si fanno i giorni scattando miliardi di miliardi di milioni di miliardi di immagini. Tutti dicono, parlano e parlano per primi, tutti per primi, una virtualità concentrata di immagini sviste, che fanno le storie, fanno l’essere. Tra gli aperitivi e la festa al cane. Ma non è più uno scattare come quello di Robert Capa, o di Man Ray, o di Mario Dondero.

“I giorni se ne vanno io non ancora/ Giornate e settimane il tempo corre/ Né più il passato/ Né più l’amore torna/ Sotto il ponte Mirabeau la Senna scorre/ Venga la notte rintocchi l’ora/ I giorni se ne vanno io non ancora.” Le Pont Mirabeau, di Guillame Apollinaire, traduzione di Giorgio Caproni. (La voce è di Salvo Randone)!

2.Da leggere, vivere, studiare e tenere sul comodino i seguenti libri di Werner Herzog: La conquista dell’inutile, Mondadori 2007. Il crepuscolo del mondo, Feltrinelli 2021. Ognuno per sé e Dio contro tutti, Feltrinelli 2023.

3.Mi dicevi che era una questione di papaveri e memoria . Lo dicevi sorseggiando vino bianco, in trattoria. E che alla poesia manca lo spazio, è senza luogo. Dicevi che si davano voce per paura, che stavano insieme per contarsi, che la conta era necessaria per loro. Non c’è alcuna chiave, perché non c’è nessuna porta da aprire.

4.To the memory of Harry Carey, bright Star of the early western sky- (Dedica sul film: 3 Godfathersdi John Ford 1948).

-Esiste uno spazio interno del vento?-Si, è invisibile.

5.La Camera Verde è una Stanza dove il tempo resta appeso alle pareti. Si sentono delle voci, appaiono delle figure, un tratto tratteggiato, una cartolina con Casagemas! Nella Camera Verde si prendono appunti, si suona, si proietta, si resta in equilibrio tra le parallele, è una piccola palestra, i violini in platea, l’oboe al centro della sala con il violoncello, il flauto bansuri in diagonale rispetto allo schermo. La Camera Verde in verità non esiste, è un luogo della mente, è il silenzio in una sonata da camera.

Almodovar si alza, con il ginocchio urta la gamba del tavolino: tremano i bicchieri e la bottiglia, un cane abbaia - Domani continuiamo l’intervista. Dice rispondendo al cellulare.

La casa al mare di Almodovar è ricca di maioliche blu. Con vasi di ceramica blu. Con tappeti di cotone intrecciato di colore blu. Le porte e le finestre di colore blu. Due grandi quadri nel salone, con grandi pennellate di acrilico blu su tela, fanno la testa a un divano blu. La casa di Almodovar al mare è esposta al tramonto, quando Pedro ha acceso il gas per fare il caffè, anche la fiamma sotto la caffettiera è blu. È chiaro che in questo testo non c’è traccia dell’intervista ad Almodovar.

6.Se dici Celan, dopo o prima dici anche Rilke...e Beckett,e la Rosselli: “...quattro amici morti con la pistola in mano quattro stecche/del pianoforte che ridanno da sperare.” (Sempre con la voce di Salvo Randone).

Fitzcarraldo .
Soigne ta droite. Regen. Hermitage. Barravento. Un uomo a metà. Miracolo a Le Havre.

Il cinema italiano è senza tempo, senza memoria, non ha alcuna speranza di trovare alcun pianoforte nemmeno nel fondo di un magazzino. Che tristezza vedere il tempo ordinato in questa maniera. Una mela granata e una tazzina di caffè faranno il film di domani.

- Tu non t’ammazzerai mai! Sei un vigliacco. (Moraldo Rubini)

Quel cenno sembrava un saluto definitivo, infatti lo era. Quello sguardo era come il finire dei sentieri. Non abbiamo più filastrocche infantili. Il poeta lotta per una sua specifica visibilità. Restano a mala pena gli appunti sparsi. Una recensione mal scritta “con preghiera di pubblicazione”. I noiosissimi saggi che fanno le traiettorie di chi vuole portarsi a casa le ceneri delle accademie. Tra le persone che sanno si genera sempre un apostrofo: da una parte resta la verità, dall’altra il gioco delle apparenze che impone le solite forme del gioco delle piccole o grosse menzogne e ipocrisie. Della morte di un poeta già Moravia disse malamente quello che sapeva al comizio d’amore il giorno della morte di PPP.

7. ROSSELLINI.Il programma di sala nei giorni di dicembre della piccola Camera si apre con cinque film, una carrellata di sequenze uniche da attraversare.

Il giorno dopo una visione della fine con la proiezione di Wenders, Offretdi Takovskij, e due film di Watkins.

Mekas apre poi una tre giorni ideata per essere un ciclo di lezioni che il cinema ci dà: 8 film sempre introdotti dal film di Mekas, per costruire quell’intuizione che è alla base di un fare cinema che lo studio di questa arte ci impegna.

Dal mondo di Bergman il calendario propone una giornata da vivere con 4 film.

A seguire Wellman, Ford, De Seta, gli inimitabili Stanlio e Ollio...fino alla fine dei giorni di dicembre.

Il 16 dicembre alle ore 18.30 Marcello Sambati presenta il suo libro Atlante dell’attore immaginario(edizioni Kurumuny). La scrittura di Sambati ci sorprende sempre, la parola attraversa spazi di zone inesplorate con un ritmo e tempi che come un diaframma aprono e chiudono vortici di luce della mente. Sambati crea visioni immaginarie di un attore che è nella scena umana. Non c’è un palcoscenico dove recitare ma pagine che scandagliano le profondità dei sensi. Il testo di Sambati opera un’autopsia del divenire, il corpo vivo dell’attore mescola istanti assoluti, immagini che fluiscono in un tempo della memoria che sradica l’immobilismo portando chi legge a vivere un’avventura piena di luoghi, mappe, punti cardinali di una lotta che è della sofferenza e della gioia di vivere.

Il 29 dicembre una giornata in ricordo (nel giorno della morte) di Andrej Tarkovskij. È sepolto al cimitero ortodosso di Sainte-Geneviève-des-Bois.

Infine il 30 dicembre i giorni finiscono con Godard mort ou vif!

8.Nella notte tra il 19 e il 20 aprile del 1970 Paul Celan muore gettandosi sulla Senna dal ponte di Mirabeau.

EPILOGO. Il lunedì prima, alle ore 8:00

Ci sono Bunuel, Monicelli, Leopoldo Trieste nelle vesti del commerciante Bloch. Pina Menichelli raggiante con un cucciolo di leone in braccio. Slim Pickens zoppicante che trascina una sella. C’è Walter Chiari uscito nudo dalle tracce di una vita amorosa. Ci sono Richard Harris, Ernst Borgnine e anche Hank Worden seduto sulla sua sedia a dondolo. Al centro della scena Louise Brooks e Ava Gardner, e tra loro Fred Astaire recita Artaud. Non è propriamente una scena ma compaiono tutti come fossero esiliati dal Cinematografo!

Almodovar è andato via, il cameriere ha sparecchiato il tavolino. Si dice il giorno delle tre streghe quando le borse del mondo s’ingorgano in un nodo!

Un lungo piano sequenza: Motore! Partito!Buñuel si fuma un sigaro, acceso da un fiammifero che Orson Welles tiene ben stretto tra le dita. Monicelli ascolta parlare, seduto di fronte a lui, il critico letterario di famosa fama, (qui interpretato da un Folco Lulli appesantito ed estremamente bolso), discerne su come è importante stirarla e non farsela stirare la camicia. Il colletto bisogna che abbia una piega precisa. E i polsini che siano ben tesi come una rampa di lancio. Monicelli lo guarda con disgusto. Richard Harris si alza lasciando il suo whisky nelle mani di Ethel Griffies i suoi occhi sono severi e pieni di furore! Harris si avvicina a Fred Astaire e gli sussurra: Robert Bresson , Robert Bresson, Robert Bresson, Robert Bresson ...quattro volte! Al quarto sussurro, mi ritrovo in un esterno giorno: un paesaggio urbano di rovine: sangue, fumo, morte, corpi dilaniati, come dopo un bombardamento. (sembrano gli esterni in b/n di Film di Schneider/Beckett).

Nodo alla gola.

Una mitragliatrice da dietro un muro spara centinaia di colpi, è l’ultimo istante: Peckinpah cade in terra in una pozza di sangue. Monte Hellman è appoggiato su un masso con un buco sulla testa. Fassbinder dondola su una forca, altri 4 corpi dondolano insieme a lui: Tarantino, Scorsese, Carmelo Bene! il quarto corpo penzolante ha gli stivali e il sigaro in terra di Clint Eastwood, ma c’è un quinto corpo è Orson Welles! Risuona la tromba di Dimitri Tiomkin!

Guardo questo sogno sbalordito e incredulo. Il montaggio mi fa assistere a svariati primi piani di corpi ammassati: riappare la faccia di Orson Welles col ghigno di Tepepa! tutti morti!

In questo caos rimbombano ancora i proiettili, continuano ad alternarsi diversi primi piani: Nicholas Ray, John Ford, David Lynch che impersona Ford col sigaro visto da Spielberg, Maya Deren e Duchamp aggrovigliati su uno spago... corpi devastati, tra la polvere e il sangue. Sulla balconata di un palazzo, di cui resta solo la facciata, dondolanti sulla ringhiera ci sono i corpi straziati di Chaplin e Buster Keaton. Dal barbiere, ancora avvolto fino al collo nel lenzuolo bianco con cospicue e dense macchie rosse, c’è Visconti e più in là Ferreri crivellato di colpi con una pistola fumante in mano. È un susseguirsi di immagini, dettagli, rallenti. Sono tutti morti.

D’improvviso una sequenza onirica si apre dentro il sogno. Un primissimo piano di Ekaterina Golubeva...ha lo sguardo estraniato, si guarda intorno... poi un totale: è vestita di bianco. Cammina in un cimitero le cui croci arrivano sulla riva del mare. Sembra essere un altro sogno, ma non è così. Ekaterina Golubeva è dolcissima, ora si guarda intorno teneramente. Le sue mani galleggiano nell’aria.

In terra fino alla riva altri corpi, alcuni riconoscibilissimi: Truffaut, Langlois, Beckett, Godard, Tati, pure Tati! L’onda sul bagnasciuga gli dondola il volto. Chinato su una croce vestito da prete, Charles Bronson si alza e guardando fissamente in macchina si strappa il colletto bianco.

Controcampo improvviso di Victor McLaglen che sentenzia perentorio: - C’è sempre un prete a silenziare una rivoluzione!

Sulla spiaggia fuori dal cimitero, i corpi massacrati di Pasolini, di Petri, di Leni Riefensthal, di Fellini, di Jack Elam, di Bruce Dern, di Richard Harris, di Kafka e Peter O’Toole! Ekaterina li guarda con una malinconia struggente.

Tutto questo avviene in un istante. Un massacro. Che sogno curioso!

E mentre racconto la mia visione al mio amico Maurizio Scherero, la Quarta Sinfonia di Brahms trascina i titoli di coda fino alla fine del telegiornale che mi ha svegliato sulla notizia della distruzione pacifica di Gaza . Il giornalista dice proprio queste parole: Finalmente la totale e pacifica distruzione di Gaza ! Un’elica a soffitto gira continuamente, muove le tende. Mi sono svegliato guardandola fissamente fino a richiudere gli occhidentro il cinema di Erice! Oh, mò sto bene...!non si torna indietro. Era l’11 luglio 2023, a sera la notizia della morte di Milan Kundera.

RAPPORTO CAMERA CHIUSO. Paura e delirio fuori dalla Stanza. Buona Visione

"Creare non significa deformare o inventare persone e cose. Vuol dire stringere fra persone e cose che esistono, così come esistono, rapporti nuovi."

(Robert Bresson, Note sul Cinematografo, ed. Marsilio)

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